Guardando i piedi di un cavallo si possono capire tante cose del suo proprietario e naturalmente del cavallo stesso. Come vive, che attività svolge, come viene alimentato e gestito. Sono sempre stato affascinato dai cavalli fin da bambino. La loro bellezza, la loro potenza, il loro carattere e presto ho capito, crescendo ed entrando in quel mondo, quanto fosse vero il detto <<niente piede, niente cavallo>>. Tra i primi libri che ho comprato c’è stato quello di Adams e da li in poi lo studio dei piedi dei miei cavalli è stato un viaggio affascinante.
Studiare ciò che facevano i maniscalchi, imparare da loro, cercare di capire anche gli errori di alcuni di loro e finalmente imparare dai migliori. Difficile arte la mascalcia, in costante evoluzione. Ultimamente stimolata da un certo antagonismo, senza senso, col mondo barefoot. La bellezza di un piede correttamente gestito, sia esso ferrato o scalzo, ha una sua dimensione propriamente estetica anche se l’estetica mai deve andare a scapito della funzionalità. I miei cavalli sono stati ferrati o scalzi a secondo delle esigenze e delle loro caratteristiche individuali. Gli “ismi” non fanno parte della mia forma mentale. Troppi fanatici dall’una e dall’atra parte, maniscalchi o pareggiatori, quando il fine è uno solo, il benessere del cavallo. E sia nell’addestramento che nella gestione non ci sono strade segnate che vanno bene in qualsiasi situazione. Quello sopra è il posteriore destro di Chicco. Lavato dalla neve e ritoccato con parsimonia da lima e coltello. Un piede sano e forte risultato di anni di lavoro. Ma non andrei mai in giro per sterrati e su vie impegnative senza proteggerlo in qualche modo. Anche se la mia anima è fondamentalmente portata a preferire un piede scalzo sono consapevole del fatto che un piede scalzo non può fare ciò che è possibile per uno protetto da ferro o con altri metodi. Detesto l’integralismo di certi ambienti barefoot ma anche di molti maniscalchi. Come sempre sono destinato a non far parte di alcun clan.