Se sono nella natura incontaminata da presenze umane, il che è difficile perché una traccia c’è sempre, non ho bisogno di ragionare. Bastano le sensazioni, le emozioni. Se mi relaziono con una persona, o con poche persone la razionalità si aggiunge alle sensazioni. Non è facile capire con chi ed in che modo sia giusto interagire. Devo fare analisi dei comportamenti altrui, tentare di capire il modo di ragionare di altri. Difficile, complicato. Ma se devo confrontarmi con le moltitudini la cosa raggiunge una complessità impossibile da risolvere. Troppe variabili concomitanti. Servirebbe un sistema di equazioni che non sono in grado di scrivere e tanto meno di risolvere. I risultati possibili sono infiniti. Come dire nessun risultato. C’è un livello ancora superiore, ragionare a livello di specie. Sembra un grande animale, una enorme ameba che si espande e si contrae sotto stimoli ambientali. Cerca di occupare sempre nuovi spazi. Ma come ragiona? Qual è il fine ultimo? Non lo so. E infine usciamo dal pianeta e guardiamo negli spazi siderali, miliardi di corpi a folle velocità, esplosioni ed eventi di cui sappiamo poco o niente. Il vuoto che prende mille forme. Materia che non conosciamo. Non mi stupisco che si invochino divinità a spiegazione.
L’inverno si avvicina, con i suoi silenzi, tra poco una neve soffice a coprire i prati. Mi piace. Chicco mette su un po’ di morbida pelliccia. Gli ultimi piccoli fiori sbocciano ancora.